Gli Alamandini ci ospitavano feste sontuose, balli, cene, musiche, parrucche incipiriate e strascichi e così i Bolognetti, ma la storia di questo Palazzo che ospita il soffitto a lanterna più alto della città, risale al 1400. Gian Luca Pallavicini, ammiraglio e maresciallo di campo di Carlo VI d'Asburgo, aveva vissuto fra la corte di Vienna e diversi principati tedeschi. La giovane imperatirce Maria Teresa, che in quel momento governava a Vienna, ne notò subito l'intelligenza e l'affidabilità, riempiendolo così di titoli e affidandogli l'incarico di viceré della Lombardia. Trasferitosi stabilmente a Bologna, rimase in stretti legami con la corte imperiale e sul portone del palazzo di strada San Felice, divenuta ormai una sorta di ambasciata austriaca, faceva sfoggio lo stemma asburgico. Ma l'arte che vi si repsirava era sicuramente italiana, e prevalentemente bolognese. Tornò a Vienna col figlio Giuseppe che, nonostante bambino, fu nominato ciambellano imperiale. Nel salone del Palazzo, il giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart improvvisò e stupì gli ospiti del maresciallo diteggiando sulla tastiera di un clavicembalo.
Ora sede di un museo che ospita mostre a livello internazionale, Palazzo Pallavicini rimane uno dei più imponenti edifici civili della Bologna occidentale.
Spunti da "Palazzo Pallavicini a Bologna, una reggia per un principie" di Elisabetta Landi